“Il problema non è il problema, il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema”.
(Jack Sparrow)
Di fronte ad un evento possiamo essere reattivi o proattivi. La reattività ci pone in uno stato di dipendenza dalle circostanze esterne: eventi, situazioni, persone. Nel dare la colpa alla crisi, al socio, alla fortuna, al marito, alla moglie o perfino alle condizioni meteo, ci deresponsabilizziamo per non soffrire, ma, allo stesso tempo, conferiamo all’esterno il potere di decidere del nostro successo, del nostro benessere e, in ultima analisi, della nostra felicità.
L’atteggiamento proattivo, invece, a parità di evento, porta a chiederci “cosa posso fare per migliorare questa situazione?”, cercando di individuare una linea di azione attiva che porti vantaggio – anche e soprattutto in circostanze sfavorevoli. L’esempio più clamoroso è come comportarsi in seguito ad un errore (una scelta lavorativa sbagliata, un insuccesso sentimentale). La proattività passa anzitutto per il riconoscimento dell’errore stesso, assumendosene la responsabilità. Non significa colpevolizzarsi ma ammettere con se stessi e con altri eventuali protagonisti interessati, che si è responsabili della scelta errata e delle sue conseguenze. Immediatamente dopo si valuta come correggere il tiro, come riparare, se e per quanto possibile. A volte si scopre che l’errore può celare nuove opportunità di vantaggio, che per essere individuate e colte, hanno bisogno di esame e valutazione. Anche se questo non fosse possibile, c’è sempre un vantaggio specifico che si può derivare ed è la lezione insita nella scelta sbagliata. È l’ultima fase della proattività: trarre insegnamento dall’accaduto, in modo che l’errore stesso sia guida per le scelte future, il famoso “sbagliando si impara” della saggezza dei nostri nonni. Questo modo di approcciare e gestire gli errori li trasforma in successi ed è la chiave stessa del successo.
Non riconoscere un errore, non provare a correggerlo e non tranne insegnamento costituisce un altro tipo di errore, che ci impedisce di assumerci le nostre responsabilità, ci fa delegare all’esterno tutto il potere di migliorare la nostra vita e soprattutto ci impedisce di apprendere la lezione, esponendoci alla ripetizione infinita dello stesso tipo di errore e di fallimento.